La storia di cucito di questo mese è quella di Eleonora Pighetti aka What Nora Makes. Eleonora si cuce i vestiti da una ventina d’anni. Ci siamo conosciute su Instagram ma ci vediamo molto spesso dal vivo: lei è di Milano, io abito in Brianza e siamo spesso compagne di shopping di tessuti insieme a Diana (che, spoiler, sarà la prossima storia di cucito). È la mia amica di cucito super esperta di cartamodelli indipendenti: quando cerco un cartamodello per un nuovo vestito chiedo sempre consiglio a lei. Su questo blog tiene infatti la rubrica I cartamodelli del mese, in cui vi presenta le ultime novità e uscite di cartamodelli di designer indipendenti da tutto il mondo. Eleonora ha iniziato a cucire disegnando i propri cartamodelli, fino a che non ha scoperto il mondo dei cartamodelli indie e se ne è follemente innamorata.
Qui trovate la sua storia di cucito e la sua intervista!
Ciao, presentati!
Ciao! Mi chiamo Eleonora, vivo a Milano, e sono l’AD della mia famiglia.
Abito con mio marito (il vero elegantone di casa), mio figlio e la mia cagnolina Carlotta.
Come, quando e perché hai iniziato a cucire? Qual è il primo capo che hai cucito? Com’è andata?
Per puro caso, non era nei miei programmi!
Nei primi anni della sua vita mio figlio (ora ventunenne) dormiva poco, e a volte di notte accendevo la tv e guardavo le televendite (erano i primi anni 2000, i dinosauri si erano estinti da parecchio tempo, però non esistevano ancora i social network, le piattaforme digitali, e nemmeno Google).
Ho ordinato parecchie cose del tutto inutili: vari affetta-verdure, coltelli, un elettrostimolatore … E ho ordinato anche una macchina per cucire!
Nella mia famiglia però nessuno cuciva, e io non sapevo assolutamente da che parte iniziare, ma avevo capito che quella macchina mi attraeva.
Ho provato a fare un paio di pantaloni per carnevale per mio figlio, un obbrobrio in realtà, ma la creatura aveva circa 3 anni, e si sarebbe messo qualsiasi cosa.
Un’amica mi ha raccontato di una sarta anziana che dava lezioni di cucito a casa sua, così ho provato. É stato l’inizio della mia passione.
In cosa il cucito ti ha cambiato la vita?
Devo premettere che non sono stata mai particolarmente affascinata dallo shopping, non mi è mai piaciuto girare per negozi come passatempo. Mi piace vestirmi, ma non sono mai stata particolarmente interessata a quello che detta la moda del momento.
Certamente so quello che mi piace e che non mi piace.
Ecco, il vedere che un pezzo di stoffa prendeva forma mi ha davvero affascinata, e confesso che mi è scattato subito un amore immenso per quello che stavo facendo. Già dopo il primo giorno di corso son tornata a casa e ho iniziato a rifare le cose che avevo imparato, e ho continuato così (circa 5 anni da lei, poi ho seguito diversi altri corsi, più o meno interessanti o utili, mai magici come il tempo passato con lei).
Fare le cose con le mie mani mi dà grandissima soddisfazione.
Mi sono subito resa conto di quanto lavoro ci fosse dietro un capo, della differenza tra le varie stoffe, di quanto “potere” e indipendenza mi desse potermi fare esattamente quello che avevo in mente, senza andare a cercarlo chissà dove. Quello che facevo mi stava bene, mi piaceva, e indossare qualcosa di fatto con le mie mani mi dava una sensazione molto diversa dal comprarlo già fatto; sono molto più consapevole di quello che metto.
Cucire quello che indosso mi faceva – e fa tutt’ora – sentire anche più libera.
Inoltre, lo stesso atto di farlo, mi fa stare bene già di per sé; mi rilassa, mi permette di concentrarmi su qualcosa di concreto, mi permette di ritagliarmi dei momenti che sono solo ed esclusivamente per me.
Qual è il capo che hai cucito a cui sei più legata? Perchè?
Direi ogni capo che rappresenta “la prima volta”. Quindi il mio primo cappotto cucito circa 15 anni fa, e che ancora indosso, con metodo sartoriale, la prima camicia, i primi jeans, il primo costume da bagno, e i capi che ho cucito trasformando capi già esistenti, ad esempio un cappotto corto che ho fatto partendo da un vecchissimo Loden di mio marito.
Sono legata a capi che suscitano in me un ricordo, che raccontano una storia.
Ogni indumento mi riporta a quando/dove ho comprato quella stoffa, in quale momento della mia vita l’ho realizzato.
E il capo più difficile che hai cucito? Perché è stato difficile?
Ho cucito un po’ di tutto e, in generale, se voglio fare una cosa, è perché so che posso farla. Ad esempio mai cucirei un abito da sposa o da sera, semplicemente non ne ho le capacità.
Per il resto non saprei definire un capo che ho cucito come “difficile”. Se voglio cucire un cappotto o una giacca, basta che io scelga il momento in cui so che posso farlo con lentezza e concentrazione.
Per anni ho avuto paura di cucirmi dei jeans, perché ero convinta che più strati di denim avrebbero distrutto la mia macchina per cucire. Non è stato così, ed ora cucirmi i jeans è una delle cose che preferisco.
Quando e dove cuci?
Sono molto fortunata perché ho la mia “stanzetta del cucito”, piccola e incasinata, però tutta per me.
Cucio molto spesso, ma siccome non è un lavoro, cucio quando ho voglia di farlo. Non ho regole.
In genere non cucio nel week end perché faccio altro, e non cucio la sera perché so che sbaglierei per mancanza di luce e per stanchezza.
Quante e quali macchine hai?
Ne ho decisamente troppe!
Le macchine che uso sono: una taglia e cuci Juki MO654DE, e una macchina per cucire Pfaff quilt ambition 2,0.
Ma ho anche una Singer 700 che ha la mia età, perché mia mamma l’ha comprata quando sono nata io, e che andrebbe revisionata bene; una Janome JS1008, che era di un’amica di mia madre e mi è stata regalata; e poi una Elna che non è mia, ma che la mia amica Alberta mi ha lasciato circa 5 anni fa dicendomi “secondo me non va, me la guardi?”, ma la macchina funzionava.
E poi ho varie macchine vintage giocattolo, che ho comprato nei mercatini e che decorano le mensole della mia stanzetta.
Scegli prima il tessuto o il cartamodello? Cartamodelli in taglie o disegni tu i tuoi capi?
Dipende, non ho nessuna regola. É più facile che parta dalla stoffa, ma più spesso parto da un’idea che ho in mente, e da lì parte la ricerca.
Uso quasi sempre cartamodelli di designer indipendenti. Finché non ho aperto il mio profilo Instagram non avevo idea di cosa fossero. La mia maestra sarta mi faceva disegnare i cartamodelli su misura, e certamente non disdegno quello che ho imparato. Ma preferisco comprare un cartamodello fatto da professionisti, ed eventualmente modificarlo, sia per adattarlo alle mie misure, sia all’idea che ho in mente, grazie alle nozioni apprese anni fa.
Questo è uno dei meriti che riconosco a Instagram: un salto verso la contemporaneità, un modo più pratico di cucire, che per me era del tutto nuovo e che preferisco.
Altro merito che riconosco a questo social è di avermi permesso di entrare in contatto con molte persone che condividono la mia passione, e siccome sono una persona piuttosto socievole, ho potuto conoscere e frequentare queste persone anche “dal vivo”.
L’errore di cucito più clamoroso e la lezione che hai imparato?
Credo di sbagliare quasi sempre quando si tratta di cucire il polsino e il fessino.
Confondo destra e sinistra.
Lo stesso vale per l’abbottonatura di giacca, cappotto, camicia; ma anche per l’abbottonatura dei pantaloni stesso problema, non ricordo mai se la destra deve battere sulla sinistra o viceversa (ho pantaloni con entrambe le chiusure e vivo serenamente lo stesso).
In realtà non mi interessa granché di queste convenzioni, ho diversi capi “sbagliati”.
E poi spesso mi è capitato di disattendere il mio progetto iniziale, o per scelta di stoffa/cartamodello inadatti, oppure perché il mix dei due fattori non ha funzionato. Capita!
Cuci solo per te o anche per altri?
Cucio quasi esclusivamente per me. Mi è capitato di cucire qualcosa per qualche amica, e mi è capitato per mio marito (dei gilet, un paio di jeans e una giacca-camicia) e per mio figlio (due cappotti), ma sono persone troppo esigenti, io lo sono molto meno!
Da quando cuci è cambiato il tuo modo di fare acquisti/shopping? Se sì come?
É cambiato completamente, nel senso che ormai da 4/5 anni non compro quasi più nulla (mi è capitato recentemente di comprare due cose usate), indosso solo ed esclusivamente ciò che cucio, e quello che avevo comprato in precedenza. Odio accumulare cose, non sopporto di vedere l’enorme massa di vestiti che si vede in alcuni negozi, mi disturba, mi dà fastidio, non ha alcun senso (non sto qui a farne un discorso etico, perché quello che c’è dietro è noto a tutti).
Un libro di cucito che ci consigli di leggere?
“Fabric for fashion. The swatch book”, di Clive Hallett e Amanda Johnston che ha al suo interno parecchi campioni di vari tessuti, utile
“Cromorama” di Riccardo Falcinelli, sul ruolo del colore.
E, siccome il denim è la mia passione, e più è consumato, più mi piace, “Mending matters” di Katrina Rodabaugh, per un primo approccio al rammendo dei jeans in particolare.
Che consiglio/consigli daresti a chi vuole iniziare a cucire?
Di farlo con pazienza, calma e “gentilezza”, senza la fretta di vedere il proprio progetto finito. Da ogni passaggio si può imparare sempre qualcosa di nuovo.
Consiglio anche di provare e riprovare, di sbagliare, scucire, strappare, lanciare per aria quello che si sta facendo perché fa venire i nervi – mi è capitato.
Ultimo consiglio: scegliere delle buone stoffe.
Qual è il tuo prossimo progetto di cucito?
Un completo giacca e pantaloni con il tessuto a quadri che abbiamo comprato insieme!
Grazie Eleonora!
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