La storia di cucito di questo mese è quella di Nicoletta Frigeni AKA Stitch and Cappuccino. Nicoletta è un ingegnere, appassionata di cucito e maglia. Ha iniziato a realizzarsi i propri vestiti nel 2013 quando abitava a New York e condivide le sue creazioni sul suo blog stitchandcappuccino.wordpress.com.
Ecco la sua storia di cucito 🤗 Buona lettura!
Ciao, presentati!
Su Instagram il mio nome è Stitch and Cappuccino, ma nella vita reale sono Nicoletta, ingegnere di formazione, appassionata di cucito e lavoro a maglia per hobby.
Come, quando e perché hai iniziato a cucire?
Ho cominciato a cucire e aperto il mio blog (stitchandcappuccino.wordpress.com) nel lontano 2013. Allora abitavo a New York e un’amica mi aveva fatto conoscere i blog di cucito. Boom! Una rivelazione. Avendo a disposizione tutto il Garment district per comprare stoffe, incluso il famoso Mood Fabrics, mi sono lanciata.
Qual è il primo capo che hai cucito? Com’è andata?
Il primo capo che ho cucito è stato un prendisole in cotone. Ero partita da un cartamodello gratuito di una designer indie per il corpetto: le istruzioni erano così dettagliate e chiare, che mi hanno guidato passo per passo in tecniche che per me erano del tutto nuove. Per questo adoro i cartamodelli indipendenti, sono delle vere e proprie scuole di cucito e mi hanno permesso negli anni di crescere e realizzare capi sempre più complessi.
Qual è il capo che hai cucito a cui sei più legata? Perchè?
Sono affezionata a diversi capi, ma quelli che ho cucito per i miei figli (sono mamma di tre bambini) resteranno sempre nel mio cuore, perchè legati a ricordi speciali.
E il capo più difficile che hai cucito? Perché è stato difficile?
Trovo difficile cucire per altre persone, visto che implica una buona conoscenza del fitting, che è uno dei miei punti deboli. In passato ho realizzato qualche capo su misura, qualcuno è uscito bene, qualcuno meno. Sicuramente oggi rifarei le cose in maniera diversa, ma questo è il bello del cucito, c’è sempre qualcosa di nuovo da imparare. Ho salvato qualcuno degli abiti fatti su misura nei miei Highlitghs to IG, se vi va di dare un’occhiata.
Quando e dove cuci?
Ho cambiato molte case (e nazioni) negli ultimi dieci anni, in alcune ho avuto una stanza dedicata, in altre no. Devo dire che fa una grande differenza avere un posto stabile per il proprio hobby, ti permette di riprendere il lavoro da dove l’hai lasciato. Al contrario, avere uno spazio che va riordinato ogni volta, inibisce lo slancio creativo. Dove abito ora, cucio o in cucina o in camera di mia figlia, non ho un posto stabile. Assemblo e taglio i cartamodelli per terra.
Per quanto riguarda gli orari, non ne ho di precisi. Con tre figli sotto i dieci anni, le mie giornate sono poco prevedibili. Alle volte può essere frustrante non avere abbastanza tempo da dedicare al cucito, ma cerco di avere un approccio positivo: se riesco a cucire in una settimana anche solo mezz’ora, lo considero già un grande traguardo.
Lavoro anche a maglia, e devo dire che è un hobby molto più pratico, perché può essere portato ovunque (anche alle lezioni di nuoto) ed occupa molto meno spazio.
Quante e quali macchine hai?
Ho due macchine: una macchina da cucire (Janome DXL 603) e una tagliacuci (Bernina 700D). Mi trovo molto bene con entrambi.
Scegli prima il tessuto o il cartamodello? Cartamodelli in taglie o disegni tu i tuoi capi?
Ho quasi sempre scelto il cartamodello prima, ultimamente però, volendo usare il più possibile stoffe che ho già comprato, la tendenza si è invertita. Come già detto, cucio quasi sempre cartamodelli di designers indipendenti, raramente scelgo riviste come Burda: ho una vera e propria collezione.
L’errore di cucito più clamoroso e la lezione che hai imparato?
Ne ho fatti molti in questi anni, quasi sempre legati alla fretta di finire. L’ultimo è stato con un top: nel rifinire con la tagliacuci, ho preso dentro anche parte del davanti, tagliandolo. Grazie ai numerosi consigli di altre sewists (una delle grandi utilità di Instagram), ho recuperato il buco con un ricamo, che lo rende ancora più speciale. Una bella lezione che non tutto è perduto e bisogna trovare il coraggio di ricominciare sempre.
Cuci solo per te o anche per altri?
Cucio prevalentemente per me, qualche volta per i miei figli.
In cosa il cucito ti ha cambiato la vita? Da quando cuci è cambiato il tuo modo di fare acquisti/shopping? Se sì come?
Non posso parlare di un vero cambiamento di vita, ma sicuramente il cucito mi ha reso più consapevole sul mondo della moda e sugli effetti del fast fashion per il nostro pianeta. A parte qualche “raptus”, faccio sempre un planning prima di ogni stagione. Osservo attentamente quello che ho, scarto le cose che non mi vanno più, e decido di cucire solo cose di cui ho veramente bisogno. Questo ha rallentato il mio ritmo di cucito, e forse lo rende anche meno instagrammabile (posto molto meno e più volte lo stesso capo), ma in cambio ho capi che porto regolarmente. La programmazione implica anche una buona conoscenza del proprio stile e delle sue evoluzioni, il che non è sempre facile, ma nella sewing community ci sono molte risorse a proposito. Una dei primi ad introdurre il concetto di armadio sostenibile nel cucito è stata Colette Patterns (ora Seamwork), nel lontano 2014, con una serie di post intolata The wardrobe architect. Vi consiglio di andarlo a leggere. Sempre su questo argomento, un libro che mi sento di consigliare, soprattutto per chi è nuovo al concetto di capsule wardrobe e armadio sostenibile, è The Curated Closet. Ci sono tanti consigli utili su come trovare il proprio stile, riconoscere i materiali, etc.
Che consiglio/consigli daresti a chi vuole iniziare a cucire?
Ho appena finito di leggere il libro “Specchio delle mie brame” di Maura Gancitano, in cui l’autrice scrive “Sviluppare un’immagine positiva di sé consiste quindi nel dare spazio a ciò che di noi non è ancora emerso, che ci provoca gioia al solo pensiero, che ci fa sentire nel flusso, che ci fa dimenticare tutto il resto, compresi l’obbligo alla bellezza, il giudizio su di noi, la paura dello stigma……E’ fondamentale, quindi, esercitarsi a dare spazio a ciò che ci fa sentire pesci nell’acqua, a qualcosa in grado di darci felicità nel momento stesso in cui lo stiamo facendo. Sviluppare un’immagine positiva di sé, in questa prospettiva, non cambia mai solo se stessi, ma anche l’ambiente in cui si vive, la relazione con gli altri esseri umani e lo spazio pubblico.” Queste parole mi hanno fatto pensare al cucito e alla bellissima community che si è creata in questi anni. Più che un consiglio, auguro, a chi si avvicina a questa pratica, di sentirsi felice ogni volta che si trova davanti ad una macchina da cucire.
Qual è il tuo prossimo progetto di cucito?
Sto pianificando quello che cucirò per l’autunno. La cosa che desidero da tanto tempo è cucirmi un paio di jeans, forse è arrivato il momento. Per il resto sto ancora pianificando. Per aggiornamenti seguitemi su IG!
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