La storia di cucito di questo mese è quella di Martina Giarola di Trame d’inchiostro, una piccola sartoria nel centro storico di Piacenza. Martina ha iniziato a cucire grazie a uno scambio con la nonna: un’estate Martina le ha spiegato come utilizzare il computer, la nonna le ha insegnato a cucire. Da allora ha cambiato percorso di studi, studiando Costume per lo spettacolo e ha poi aperto la sua sartoria.
Ecco qui la sua storia di cucito. Buona lettura 🤗
Ciao, presentati!
Ciao! Sono Martina e da sette anni sono sarta e gattara (ho il laboratorio in un palazzo pieno di gatti)
Come, quando e perché hai iniziato a cucire?
Stavo concludendo il triennio di grafica d’arte a Brera, ma non ero sicura di voler continuare con quel percorso di studi . In contemporanea mia nonna (ex sarta) ha iniziato a dirmi che le sarebbe piaciuto imparare ad usare il computer, da li l’idea: io un’ora al giorno di lezione di informatica a lei e in cambio lei un’ora di lezione di cucito a me. Abbiamo passato così tutta l’estate. Lei ha imparato ad usare tutti i social e io ad ottobre ho effettivamente cambiato percorso di studi e mi sono iscritta al biennio di Costume per lo spettacolo.
Qual è il primo capo che hai cucito? Com’è andata?
Ho iniziato facendo solo shopper, però avevo una macchina con il pedale meccanico e il problema più grande era riuscire a “pedalare”. Con un po’ di mal di gambe ma è’ andata benino.
Quando e come hai trasformato la tua passione per la sartoria in professione?
Terminato il biennio in costume per lo spettacolo, mi sono resa conto che mi stavo innamorando del cucito ma il teatro non era la mia strada. Pensando al mio futuro lavorativo, avrei voluto mantenere anche la grafica e la fotografia, così mi sono iscritta ad un corso alla camera dicommercio della mia città, per capire dal punto di vista burocratico, come poter iniziare a lavorare unendo le mie passioni.
Cos’è e come è nata Trame d’inchiostro?
Trame d’inchiostro nasce con la volontà di unire le mie passioni, cioè la sartoria (trame) e l’illustrazione (inchiostro). Io mi occupo solo della prima e per la seconda collaboro con Marco Calvi, un bravissimo illustratore conosciuto durante gli anni in accademia.
Quali sono le difficoltà maggiori che hai riscontrato nell’aprire e portare avanti la tua attività di artigiana?
All’inizio ci sono un po’ di difficoltà: capire come farsi conoscere (per me ha funzionato più il passaparola dei social), capire a che tipo di clientela rivolgersi e saper calcolare bene entrate ed uscite per mantenere l’attività.
E quali sono sono gli aspetti del tuo lavoro che ami maggiormente?
Mi piacciono le prove, le chiacchiere, il confronto con la cliente.. l’ansia della prima prova e la gioia dell’ultima prova, quando vedendo il risultato finale la cliente si guarda e si piace (e io finalmente mi rilasso)
Ci racconti come nasce un tuo capo? Da cosa parti per progettare un capo?
I capi che creo per me, nascono un po’ a caso. Mi innamoro di un tessuto, lo prendo e poi lo tengo nell’armadio finché non mi viene l’idea per come usarlo. Con le clienti è un lavoro a quattro mani, loro portano l’idea (foto, disegni, tessuti,..), ci confrontiamo e insieme decidiamo tutti i dettagli.
Qual è il capo che hai progettato e cucito a cui sei più legata? Perché?
Un vestito svasato, realizzato con un tessuto di lana da cappotto. Pieno di errori, ma cucivo da pochissimo ed è stato il primo capo che ho fatto completamente da sola senza la supervisione della nonna. Mentre lavoravo dovevo chiudermi nella stanza e poi nascondere il vestito , perché per la nonna non commentare e dare consigli era impossibile.
E il capo più difficile che hai disegnato e cucito? Perché è stato difficile?
Il primo abito da sposa per una cliente. Non era un modello elaborato, ma era il mio primo abito “importante” quindi c’era molta agitazione e i tessuti (tulle, pizzo) non erano quelli su cui ero abituata a lavorare.
L’errore più clamoroso di cucito/sartoria/modellistica o in generale nel lavoro di artigiana e la lezione che hai imparato?
Una volta non ho sistemato bene il tessuto sulla taglia cuci e ho fatto un bellissimo taglio di 20cm sul davanti di una gonna, un’altra volta ho iniziato a cucire subito dopo aver pulito e oliato la macchina e si è oliata benissimo anche una camicia.
In cosa la moda slow e la sartoria ti hanno cambiato la vita?
Da quando cucio mi faccio quasi tutto da sola e le poche cose che compro (intimo e maglioni) controllo che siano di tessuti naturali e/o certificati. Quando un capo mi stanca, lo modifico o faccio scambi con le amiche.
Un libro (di moda/sartoria/modellistica) che ci consigli di leggere?
Quando ho iniziato a cucire, mi sono serviti molto Manuale di cucito di Burda e riparazioni sartoriali di Anna De Leo.
Che consiglio/consigli daresti a chi vuole iniziare a cucire?
Prendente una macchina e iniziate, provate, sperimentate. Cercate corsi online e allenatevi ogni volta che potete. Se avete qualcuno con cui condividere la passione, ancora meglio. Cucire insieme è molto divertente.
E a chi vuole trasformare la propria passione per la sartoria in lavoro?
Cercate una brava commercialista, informatevi, guardate come si muove chi ha già un’attività, pianificate tutto al meglio, valutate i pro e i contro e poi prendete coraggio (molto) e buttatevi.
Quali sono i tuoi prossimi progetti?
Mi piacerebbe lavorare di più con Marco, purtroppo nell’ultimo anno abbiamo avuto più lavori divisi e non c’è stato molto tempo per i progetti comuni
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2 comments
Mi e piaciuto molto leggere questa storia! Avere una passione e trasformarla in lavoro è meraviglioso…
Complimenti! Quando c’è la passione arriva anche il coraggio!