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STORIE DI CUCITO: intervista a Diana Ramirez | Clothesilivein

by Ladulsatina
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Storie di cucito - Diana Ramirez Clothesilivein

La storia di cucito di questo mese è quella di Diana Ramirez. Diana è di origine messicana, è laureata in architettura e vive a Milano. Siamo spesso compagne di shopping di tessuti insieme a Eleonora, di cui avete letto la storia di cucito il mese scorso.
Ha iniziato a cucire nel 2010, dopo la nascita della sua prima figlia. Oltre a cucirsi tutto il proprio guardaroba, da circa 11 anni ha lasciato l’architettura e ha intrapreso un’attività in proprio, Two Points Couture , che riguarda la “progettazione” e “manifattura” di abbigliamento e altri oggetti.

Recentemente ha lanciato anche il suo primo cartamodello per cucire, il cappello da pirata.

Ecco la sua storia di cucito. Buona lettura!


Ciao, presentati!

Ciao! Sono Diana Ramirez (su IG @clothesilivein ovvero “i vestiti in cui abito”).
Sono di origine messicana, laureata in architettura e vivo a Milano.
Da circa 11 anni ho lasciato l’architettura e ho intrapreso un’attività in proprio che riguarda la “progettazione” e “manifattura” di abbigliamento e altri oggetti. Vedo il cucito dal punto di vista architettonico. 

Storie di cucito - Diana Ramirez Clothesilivein
Diana indossa capi da lei cuciti. In particolare la giacca: Organic fleece jacket in dark gray melange #twopointscouture #madetomeasure

Come, quando e perché hai iniziato a cucire? 

Ho iniziato a cucire nel 2010, dopo la nascita della mia prima figlia. Ma credo di aver iniziato anche prima perché mia madre cuce. Da piccola la questione non mi attirava per niente. Però quando ho deciso che avrei cucito mi sono resa conto che molte cose e processi li conoscevo già. Durante la mia infanzia avevo passato innumerevoli pomeriggi e weekend a casa con mia madre alle prese con un suo outfit o uno per me e mio fratello. Onestamente, questi pomeriggi me li ricordo di una noia mortale, già vederla sgomberare il tavolo da pranzo dove non mangiavamo mai e cominciare a stendere la carta velina, tirare fuori matita, gomma, righelli e curve varie… voleva dire che saremo rimasti chiusi in casa per ore, se non per giorni.
Il negozio di stoffe mi piaceva solo per i colori, ma già allora inseguire i commessi e poi stare lì a farsi tirare fuori una stoffa dopo l’altra… che vi devo dire, era una procedura L U N G A e assai noiosa. Anche adesso, non voglio dire che sono sbrigativa, ma prendere tessuti è un’attività che preferisco fare in solitario.

Qual è il primo capo che hai cucito? Com’è andata?

Il primo primissimo non me lo ricordo perché avevo molti lavori in corso e ce li ho sempre. I miei primi esperimenti erano “esperimenti di recupero”, andavo alla ricerca di camicie, felpe e pantaloni da scucire e rielaborare. Mi ricordo un gilet rosso per mia figlia, fatto da un pantalone da trekking. E anche una blusa rielaborata da una camicia da uomo.
Sono stata sempre molto pignola con le finiture quindi volevo che venisse tutto bello, dentro e fuori. Insistevo molto affinchè il pezzo passasse il mio controllo qualità. 

Storie di cucito - Diana Ramirez Clothesilivein
Diana indossa un vestito da lei cucito. Il Bardon dress è un cartamodello gratuito di @peppermintmagazine

Qual è il capo che hai cucito a cui sei più legata? Perchè?

Ho un cappotto. Forse il primo e unico che ho cucito. È in continua evoluzione. Mi piace moltissimo. Il cartamodello l’ho fatto io. Aveva tanti errori. Ho sbagliato i margini di cucitura, la linea del collo. Ma piano piano, attraverso gli anni, l’ho modificato e indossato ogni inverno. La sua ultima versione mi piace assai. Forse, finalmente, l’ho finito. 

E il capo più difficile che hai cucito? Perché è stato difficile?

Una camicetta di chiffon di seta bianca. Questo tessuto già da solo mi impaurisce: costoso, scivoloso, bianco. In più, il tessuto veniva dall’abito da sposa della madre della ragazza che me l’ha ordinata. Una cosa molto stressante. Ho dovuto fare un paio di capi prova prima della definitiva, una con un tessuto simile. È stato un lavoro molto stressante. Non lo rifarei. 

Quando e dove cuci?

Praticamente cucio tutti i giorni. Per me cucio nei ritagli di tempo e quando ho le macchine con il filo nel colore che mi serve, sempre in piccole dosi oppure in maratone da weekend piovoso o pomeriggi di estate afosa. Non ho una stanza per il cucito. Ho un tavolo che apro dove colgo lo spazio e l’occasione. Di solito all’ingresso di casa. Postazione pessima.

Storie di cucito - Diana Ramirez Clothesilivein
Diana alla sua postazione di cucito.

Quante e quali macchine hai?

Ho 2 verticali (-lineari non industriali-), entrambe della Necchi. Una vintage, la Supernova Julia del 1969 e una KM417A New Mirella.
Ho anche una tagliacuci Juki MO654DE e una coverstitch Janome CoverPro 2000CPX.

Scegli prima il tessuto o il cartamodello? Cartamodelli in taglie o disegni tu i tuoi capi?

Di solito il tessuto. Il cartamodello arriva dopo. Uso cartamodelli in taglie e disegno anche i capi. Modifico i cartamodelli in taglie e faccio tanti mash-up per ottenere il capo che voglio. 

Storie di cucito - Diana Ramirez Clothesilivein
Diana indossa un top e una gonna che si è cucita.  #jupesylvie from @coraliebijassoncreations and #durangotank

L’errore di cucito più clamoroso e la lezione che hai imparato?

Informarsi sempre del metodo di lavaggio dei tessuti e procedere in conseguenza!
A seconda del tessuto meglio prima fare una prova di lavaggio, anche a diverse temperature e metterlo sotto diversi tipi di stress, asciugatrice compresa. 

Scegliere il filo adatto, l’ago adatto, il punto adatto, la finitura adatta. Ogni tipo di tessuto va lavorato un modo diverso. 

Cuci solo per te o anche per altri?

Cucio per me e per gli altri. 

Storie di cucito - Diana Ramirez Clothesilivein
Diana indossa una salopette disegnata e cucita da lei.

In cosa il cucito ti ha cambiato la vita?

Ha cambiato il mio modo di vivere i vestiti che indosso e quando li faccio per altri voglio che anche loro trovino il valore che c’è dietro la loro lavorazione. Fare vestiti non è ancora un’attività meccanica. Ci vuole ancora una persona intera con tutte le sue facoltà per realizzare vestiti. Sono diventata più paziente, più tenace e più femminista.

Da quando cuci è cambiato il tuo modo di fare acquisti/shopping? Se sì come?

Per me stessa non compro più nulla tranne intimo e calze. Oppure abbigliamento speciale tipo l’abbigliamento necessario per la montagna o cose che non oserei cucire. Un buon piumino oppure un maglione bello li compro anche volentieri. 

Un libro di cucito che ci consigli di leggere?

Non un libro di cucito, ma di storia: “La trama del mondo. I tessuti che hanno fatto la storia” di Kassia St. Clair. 

Che consiglio/consigli daresti a chi vuole iniziare a cucire?

Di provare. Di non avere paura. Cucire è come cominciare a parlare una nuova lingua. Non importa la pronuncia, neanche i primi errori. Buttati. 

Qual è il tuo prossimo progetto di cucito?

Al momento veramente vorrei aver tempo di cucire un paio di strofinacci per la cucina hahaha…
Devo anche fare un pantalone nero per mia figlia e un pigiama.
Una salopette per me e 2 pullover.
Devo aggiungere un bordo ad un pullover che ho già finito l’anno scorso. Me la sono cavata per 1 anno con solo l’orlo. Ma un bordo elasticizzato ci sta.
La lista è molto lunga. 

Grazie Diana!


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