La storia di cucito di questo mese è quella di Elena Fabrizi. Elena è architetta e vive in Toscana. Ha iniziato a cucirsi i propri vestiti all’università, ma ha il cucito nel sangue perché, sin da quando era piccola, è sempre stata circondata da stoffe e campionari di tessuti: la mamma e la zia avevano un negozio di biancheria da casa e tessuti di arredamento. Da quando ha dimestichezza nel cucirsi i propri abiti non ha più acquistato capi di abbigliamento finiti nei negozi.
Ho sempre amato lo stile di Elena e le sue creazioni di cucito!
Ecco la sua storia di cucito. Buona lettura!
Ciao, presentati!
Ciao! Mi chiamo Elena, sono toscana, e nella vita faccio l’architetta.
Il cucito è il mio momento di ‘decompressione’, il mio angolo di relax ed è un passatempo che mi dà parecchia soddisfazione. Indossare qualcosa che hai costruito mettendo insieme cartamodelli, tessuti, lavoro manuale ed il tuo tempo è impagabile.
Ho sempre amato l’abbigliamento e ho sempre avuto molta attenzione alla scelta di quello che indossavo. Fino a qualche anno fa andavo a caccia di novità nei negozi di vestiti, adesso, col cucito, ogni progetto è una novità. Posso scegliere colore, tessuto e modello e combinarli in maniere diverse creando un capo unico.
Come, quando e perché hai iniziato a cucire?
Sono sempre stata in mezzo ai tessuti e sempre vicina ad una macchina da cucire. Mia madre e sua zia avevano un negozio di biancheria da casa e tessuti da arredamento. Lì si tagliavano e cucivano tende, copriletti e cuscini. Cresciuta in mezzo a tirelle e campionari di tessuti, tra stampe a colori e fantasie meravigliose, mi piaceva guardare quei campioni e abbinarli tra loro. Spesso venivo mandata in merceria a comprare il filo per cucire, bottoni o sbiechi. Ho scoperto che in merceria ad aiutare dietro al banco c’era quello che poi, anni dopo, è diventato il mio compagno. Vedi le affinità?
I primi tentativi di cucito sono stati con gli avanzi del negozio: degli astucci e qualche borsa.
Presa dall’entusiasmo per le borse avevo avuto l’ambizione di cucirmi dei vestiti e mi ero comprata dei modelli Burda, tra i quali una salopette gonna. Non avevo idea di come iniziare, nessuna istruzione e nessun libro col quale capire da che parte incominciare. Infatti il cartamodello è rimasto nello sportello del cucito di mia mamma per un bel po’ di tempo.
E’ solo quando ero all’università che ho iniziato a cucirmi i vestiti: avevo il mio spazio e un banco di tessuti di stock davanti alla facoltà. Allora ho chiesto come regalo di compleanno una macchina da cucire solo per me e piano piano mi sono messa all’opera.
Qual è il primo capo che hai cucito? Com’è andata?
Il primissimo capo di abbigliamento che ho cucito è stata una gonna. Una gonna a grossi quadri bianchi e arancioni, un modello di Burda con pince e cerniera dietro, fatta con una stoffa per tende e una grossa passamaneria a serpentina sull’orlo. Diciamo che non passava inosservata.
Qual è il capo che hai cucito a cui sei più legata? Perchè?
Sempre una gonna, ma questa volta di un bellissimo lino bianco e blu. Il primo esperimento serio di cucito con le mie prime asole fatte a macchina. Ci sono legata perché è il primo modello di designer indipendente che ho cucito e le istruzioni mi hanno fatto capire che non dovevo per forza impazzire a capire come fare (da sola ovviamente, non sia mai che chieda aiuto) e che era un buon modo per imparare a cucire. Nonostante le rifiniture e le asole un po’ tirate via ogni estate la metto volentieri e mi dice anche che sono riuscita a fare qualche progresso nel cucito.
E il capo più difficile che hai cucito? Perché è stato difficile?
Di capi che mi hanno fatta letteralmente ammattire ne ho diversi e quasi tutte camicie con costruzione classica prese da libri giapponesi.
La prima è un camicione bianco con asole nascoste da un cannoncino. Dalle istruzioni non riuscivo a capire come cucire quel cannoncino per far tornare le pieghe del modello e nascondere le asole. Ovviamente non contenta di tutto quell’ammattire ho cucito la camicia sorella ma a maniche lunghe, oltre al cannoncino c’erano due triangoli sui fianchi e fessino sulle maniche. Per far tornare i triangoli ad un certo punto ho dovuto rinunciare alla cucitura alla francese all’interno. Adesso ha le cuciture laterali un po’ rigide, ma per come si era messa la faccenda direi che mi accontento.
Ultima in ordine cronologico una camicia hawaiana per il mio compagno: cuciture alla francese anche sul giro manica, in più tagliata su un tessuto a fantasia, un ‘piazzato’ con montagne e cascate che dovevano tornare sul davanti. Un’avventura.
Alla lista di camicie ci aggiungo la gonna Clementine di Merchant & Mills, la cerniera davanti e il fischio sono costruiti in un modo troppo complicato, almeno per me.
Quando e dove cuci?
Cucio principalmente il fine settimana perché gli altri giorni lavoro lontana da casa e concentro tutto il sabato e la domenica. Ma solo i fine settimana che non sono impegnata con l’associazione di cui sono segretaria e della quale curo i contenuti “RebelArchitette” (Associazione per la promozione della professione di architetta).
Per ora le mie macchine sono nel futuro soggiorno di casa, quindi ho una stanza del cucito enorme. Forse la prossima estate passeranno sul soppalco della stessa stanza e lì sarà la mia zona cucito.
Quante e quali macchine hai?
Da un anno ho una Pfaff Ambition 620 e da un po’ di più una taglia e cuci Singer basica.
La mia prima macchina è stata una Singer Talent 3323, poi un’amica mi ha regalato una Pfaff Creative 7570, una meravigliosa elettronica degli anni ’90 alla quale purtroppo ho rotto il crochet ma che spero di riuscire a riparare.
Scegli prima il tessuto o il cartamodello? Cartamodelli in taglie o disegni tu i tuoi capi?
I tessuti sono il mio punto debole, in genere scelgo prima quelli e poi li metto in attesa del modello giusto per loro sperando che basti il metraggio. Quando invece voglio ripetere qualcosa di già fatto e collaudato, di solito mi succede con i pantaloni, vado a caccia di un tessuto apposta per il modello.
Uso solo cartamodelli già pronti e testati, in commercio si trova tutto quello che mi piace e che si può vedere già indossato. Se ho esigenze diverse modifico, ma di poco, le basi già realizzate da altri. Oltre ai cartamodelli indipendenti, come dicevo, ho una preferenza per i libri di modelli giapponesi.
Avvicinarmi alla modellistica mi tenta ma non credo che avrò abbastanza motivazione finché troverò in commercio quello che mi piace.
L’errore di cucito più clamoroso e la lezione che hai imparato?
Più che di cucito, l’errore più clamoroso è stato per la scelta di un tessuto per una giacca. Una stoffa di lana rigenerata che era dura e pizzicava. Sul banco del mercato mi piaceva ma effettivamente mi mancava lo ‘slancio’ nell’acquisto, infatti ho imparato che se ho anche solo il minimo dubbio su un tessuto meglio lasciarlo lì dov’è. Giacca mai messa e purtroppo credo nemmeno riciclata.
Cuci solo per te o anche per altri?
Cucio solo per me, per altri solo se è un regalo. Molte persone mi chiedono di cucire per loro, ma anche se volessi al momento riesco appena a farmi il guardaroba.
E poi non è più relax se devo cucire per qualcun’altro.
In cosa il cucito ti ha cambiato la vita?
Nell’armadio ho solo quello di cui ho bisogno e che indosso. Non è molto, ma è quello che mi serve, che mi basta e di cui sono davvero contenta.
Una volta avevo l’armadio pieno di vestiti, molti non li mettevo nemmeno, e continuavo a cercarne perché non ero mai soddisfatta.
Capisco la quantità di fatica che c’è dietro ogni capo e adesso mi disturba vedere i negozi delle catene a basso prezzo cariche di vestiti, spesso con tessuti di scarsa qualità.
Da quando cuci è cambiato il tuo modo di fare acquisti/shopping? Se sì come?
Da quando ho preso un po’ di sicurezza nel cucito e si sono moltiplicati i modelli in vendita non compro più capi di abbigliamento finiti.
Eccezione per qualche maglia in jersey, perché non trovo il tessuto di puro cotone che voglio a metraggio, e i capi sportivi. Termosaldature e tessuti tecnici sono un campionato a parte.
Un libro di cucito che ci consigli di leggere?
Un’amica mi ha regalato ‘Textilpedia’ di Fashionary, bello da sfogliare e molto chiaro per capire le fibre tessili e le costruzioni dei vari tipi di tessuto.
Dello stesso editore anche ‘Fashionpedia’ l’enciclopedia di tutte le parti di cui si compongono i capi di abbigliamento. L’ho sfogliato diverse volte e presto lo aggiungerò alla mia libreria. Molto utile per usare i cartamodelli in inglese e capire esattamente di quali parti si parla.
Che consiglio/consigli daresti a chi vuole iniziare a cucire?
Consiglio di iniziare sì con un corso ma di sperimentare coi cartamodelli di designer indipendenti. In genere hanno istruzioni molto chiare, illustrate e le costruzioni sono moderne, per un cucito svelto. Un modello che sia facile ma che sia indossabile, qualcosa che più lo si indossa più faccia venire la voglia di cucire qualcos’altro, magari con un pochino di difficoltà in più.
Qual è il tuo prossimo progetto di cucito?
Ho appena iniziato la mia terza Ottoline Jacket di Merchant & Mills, la prima in cotone, per la primavera. E’ una giacca da lavoro molto bella da indossare e un’ottima vestibilità, ma che richiede un po’ di tempo perchè ha molte impunture e ribattiture. Non vedo l’ora di finirla e di indossarla.
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