Rieccomi dopo una lunga pausa estiva. La storia di cucito del mese di agosto è quella di Tiziana Sangalli aka tiz_stitchnpastich. Tiziana ha iniziato a cucire come me nel 2014, quando si è ritrovata a fare la mamma a tempo pieno. Il cucito è diventato la sua terapia in un periodo della sua vita molto particolare e stressante. Ed è tutt’ora il suo rifugio di creatività!
Ecco qui la sua storia-intervista. Buona lettura! 😄
Ciao, presentati!
Ciao a tutti, mi chiamo Tiziana (ma preferisco farmi chiamare Tiz), sono nata e cresciuta in Lombardia, ma da 18 anni vivo in Friuli Venezia Giulia. Sono architetto e, dopo una breve pausa da “mamma a tempo pieno”, da qualche anno lavoro in una Pubblica Amministrazione.
Come, quando e perché hai iniziato a cucire?
Ho iniziato a cucire nel 2014, quando mi sono ritrovata a fare la mamma a tempo pieno. Il cucito è stato la mia “ancora di salvezza”: il passaggio da architetto a mamma non è stato semplice, e il cucito è diventata la mia terapia in un periodo in cui mi sentivo inadeguata e stressata. È diventato il mondo in cui rifugiarmi, non pensare ad altro e che mi rendeva felice. Poi, grazie ai blog prima e ai social dopo, mi ha fatto conoscere la talentuosa community di cucito italiana ed internazionale. E ora, anche se ho ricominciato a lavorare a tempo pieno, il cucito è ancora il mio “rifugio”, dove posso dare sfogo alla creatività e dimenticarmi di tutte le incombenze quotidiane.
Qual è il primo capo che hai cucito? Com’è andata?
Il primo capo che ho cucito è stata una camicetta senza maniche e sciancrata sui fianchi, a cui avevo modificato il collo, sostituendolo con un fiocco da annodare (ero nel mio periodo “Anni ’50”). Era un cartamodello Burda che mi aveva dato mia mamma e ricordo ancora il tessuto: un cotone a righe bianco e rosso. Fare gli occhielli era stata davvero una sfida, ma alla fine che soddisfazione!
Qual è il capo che hai cucito a cui sei più legata? Perché?
Mentirei se dicessi di essere legata ad un solo capo, perché per me ogni vestito o accessorio porta con sé i ricordi del periodo in cui l’ho realizzato e le cose che ho imparato. Ma non potrò mai separarmi dalla blusa con le spalle scoperte, realizzata utilizzando una camicia che mio marito non utilizzava più. Adoro il recupero e il riciclo, è una tematica a cui sono molto affezionata, ho fatto diversi esperimenti ma questa blusa è quello che, secondo me, è riuscito meglio.
E il capo più difficile che hai cucito? Perché è stato difficile?
In realtà non è stato il capo più difficile da cucire in sé ma quello di cui ho il ricordo peggiore. Si tratta di una camicia “Archer” di Grainline Studio, che ho realizzato su commissione. Non era la prima camicia che cucivo, ma sarà stata l’ansia di dover realizzare un capo per qualcun altro che ha complicato passaggi che avevo già fatto senza alcun problema. Ricordo ancora tutte le volte (e sono state tante!) che ho rifatto lo spacco dei polsini perché non venivano come volevo. Sono stata ad un passo per dare forfait, poi ho deciso di prendermi una pausa e di lasciare passare qualche giorno. Quando ho ripreso a cucire la camicia con un animo più rilassato, senza rabbia e tensione, tutto è riuscito al primo colpo. Ho imparato così che le emozioni sono una parte importante in quello che realizzo, che ci vuole molta pazienza e che non bisogna aver paura di “fare e disfare”.
Quando e dove cuci?
Ho la fortuna di avere una stanza dedicata al cucito, arredata con mobili di fortuna, in cui però posso lasciare quello che sto cucendo senza dover riordinare ogni volta. Cerco di impormi di risistemare ogni volta che finisco un capo, ma non sempre riesco ad essere così diligente… E così, dopo po’, il caos si impossessa di tutta la stanza e periodicamente devo impiegare almeno un paio d’ore per rimettere tutto in ordine.
Cucio soprattutto il tardo pomeriggio durante la settimana, prima dell’ora di cena, e qualche ora nei week-end.
Quante e quali macchine hai?
Ho 2 macchine da cucire: una Bernina artista 630, che ho comprato usata, e una tagliacuci Bernina 800DL. Nella mia lista dei desideri c’è anche una coverstitch (ovvero una macchina per il punto copertura), chissà se un giorno Babbo Natale mi accontenterà…
Scegli prima il tessuto o il cartamodello? Cartamodelli in taglie o disegni tu i tuoi capi?
In genere scelgo prima il cartamodello, poi il tessuto più adatto. Infatti sono rare le volte in cui mi succede il contrario perché mi è capitato di acquistare tessuti per un “colpo di fulmine”, ma che poi sono lì rimasti inutilizzati.
A parte qualche raro esperimento, in genere uso cartamodelli già pronti, sia quelli reperibili nelle riviste in commercio che quelli scaricabili in formato digitale dai designer indipendenti.
L’errore di cucito più clamoroso e la lezione che hai imparato?
La scelta del tessuto, è quello il mio problema e mi capita spesso. Come quella volta in cui ho deciso di cucire il cartamodello gratuito “Monroe Turtleneck” di Tessuti Fabrics. In negozio mi sono lasciata attirare da uno jersey con un bellissimo disegno geometrico, ma rigido e con scarsissima elasticità. Risultato? Ho cucito la maglia, ma faccio fatica ad infilare la testa e le maniche sono talmente strette che sento il sangue fermarsi ogni volta che l’indosso. Potrei disfarla e modificarla… ma è dura vincere la pigrizia (e l’odio per quest’errore)!
Cuci solo per te o anche per altri?
Cucio principalmente per me e per mia figlia. In passato ho cucito anche per altri, soprattutto regali e qualche richiesta ad hoc da parte di amiche e conoscenti.
In cosa il cucito ti ha cambiato la vita?
Poter realizzare qualcosa con le mie proprie mani, per di più su misura per me, mi dà una soddisfazione incredibile e mi aiuta ogni giorno a fare pace con il lato perfezionista del mio carattere.
Inoltre mi ha permesso di conoscere persone con il mio stesso interesse (che sono tra l’altro la mia fonte principale di ispirazione) che altrimenti non avrei avuto modo di incontrare, e di poter condividere i miei risultati (sui social a momenti altalenanti, sigh!) per ispirare a mia volta chi vuole approcciarsi al mondo del cucito.
Da quando cuci è cambiato il tuo modo di fare acquisti/shopping? Se sì come?
Non sono mai stata un’appassionata di shopping, anzi! In passato andare a comprare vestiti mi metteva un po’ ansia perché non riuscivo mai a trovare niente che rispecchiasse i miei gusti. Inoltre volevo qualcosa di “unico”. Cucire mi ha permesso di capire cosa mi piace indossare e quindi di costruirmi un armadio con capi che mi fanno sentire a mio agio e mi rappresentano.
Negli ultimi anni, nei negozi compro solo ciò che non riesco a cucire o non ho tempo di realizzare, e, quando lo faccio, sono molto più attenta alla composizione dei tessuti e alle finiture del capo stesso.
Un libro di cucito che ci consigli di leggere?
Non ho un libro tecnico di cucito da consigliare perché in genere mi affido ai tutorial che si trovano sul web. Ma per chi cerca romanzi a tema cucito, consiglio “Il sogno della macchina da cucire” di Bianca Pitzorno, che ha per protagonista una sartina italiana dell’800, quando non esistevano le boutique di prêt-à-porter e tantomeno le grandi catene di moda a basso prezzo.
Che consiglio/consigli daresti a chi vuole iniziare a cucire?
Di iniziare da progetti semplici, di non avere paura di sbagliare e di non abbattersi se i primi lavori non vengono bene. Bisogna avere pazienza, continuare a sperimentare, essere curiosi di imparare e, soprattutto, divertirsi!
Qual è il tuo prossimo progetto di cucito?
Grazie alla community di cucito di Instagram, sul tavolo da cucito c’è ad aspettarmi la Cap sleeve shirt di Assembly Line, una camicia dritta e ampia, perfetta per questa calda estate. Quindi devo darmi una mossa se la voglio indossare: è già assemblata, mancano solo le rifiniture!
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